giovedì 25 giugno 2009

Quel posto che non c'è


Occhi dentro occhi e prova a dirmi se
un po' mi riconosci o in fondo un altro c'è sulla faccia mia
che non pensi possa assomigliarmi un po'

mani dentro mani e prova a stringere
tutto quello che non trovi
negli altri ma in me
quasi per magia
sembra riaffiorare tra le dita mie

potessi trattenere il fiato prima di parlare
avessi le parole quelle giuste per poterti raccontare
qualcosa che di me poi non somigli a te

potessi trattenere il fiato prima di pensare
avessi le paorle quelle grandi
per poterti circondare
e quello che di me
bellezza in fondo poi non è

bocca dentro bocca e non chiederti perchè
tutto poi ritorna
in quel posto che non c'è dove per magia
tu respiri dalla stessa pancia mia

potresti raccontarmi un gusto nuovo per mangiare giorni
avresti la certezza che di me in fondo poi ti vuoi fidare
quel posto che non c'è
ha ingoiato tutti tranne me

dovresti disegnarmi un volto nuovo e occhi per guardarmi
avresti la certezza che non è di me che poi ti vuoi fidare
in quel posto che non c'è
hai mandato solo me
solo me solo me solo me solo me..

domenica 24 maggio 2009

I shot a Moose Once



Buon Compleanno...

...Questa è assolutamente da non credere. Abbattei un alce, un giorno. Andavo a caccia, su, verso il confine col Canada, e abbattei un alce. Lo lego al parafango, e via. Me ne torno a New York, sull'autostrada. Però non mi ero accorto che l'avevo colpito di striscio: l'alce era solo tramortito. Alle porte di New York comincia a riprendere conoscenza. Eccomi dunque a viaggiare con un alce vivo sul parafango, laddove c'è una legge nello Stato di New York che lo vieta espressamente - di viaggiare con un alce vivo sul parafango - il martedì, il giovedì e il sabato. Vengo preso dal panico.


Allora mi sovviene che un mio amico dà una festa in costume, quella sera. Prendo una decisione: vado e ci porto l'alce. L'imbuco e me ne lavo le mani. Detto e fatto. Arrivo e busso alla porta con l'alce appresso. Il padrone di casa ci accoglie sulla soglia. "Ciao", gli faccio, "conosci i Solomon?". Entriamo. L'alce socializza subito. Non se la cava mica male. Tanto più che un tale cerca, con una certa insistenza, di vendergli una polizza d'assicurazione.

A mezzanotte c'è la premiazione per i costumi più belli. Vincono il primo premio i coniugi Berkowitz, travestiti da alce. L'alce arriva secondo. Come monta su tutte le furie! Lui e i coniugi Berkowitz si prendono a cornate, lì, in salotto. Si tramortiscono a vicenda.

Ecco, dico fra me, il momento opportuno. Acchiappo l'alce, lo lego al parafango e via - torno nei boschi. Sennonché ho agguantato i coniugi Berkowitz. Ed eccomi a viaggiare con due ebrei sul parafango. Laddove vige una legge nello Stato di New York, per cui ciò è severamente vietato il martedì, il giovedì e soprattutto il sabato...

La mattina seguente, i coniugi Berkowitz si risvegliano nel bosco in costume da alce. Di lì a poco il consorte viene abbattuto, imbalsamato ed esposto, come trofeo di caccia, al Circolo Atletico di New York. È da ridere, veramente, perché a quel club non sono ammessi gli ebrei...

venerdì 22 maggio 2009

Singolarità tecnologica


 "...Diciamo che una macchina ultraintelligente
                                                                                  sia definita come una macchina che può sorpassare di molto tutte le attività intellettuali                                                                                                                                                                          di qualsiasi uomo per quanto sia abile. Dato il progetto di queste macchine è una di queste attività intellettuali, una macchina ultraintelligente potrebbe progettare macchine sempre migliori; quindi, ci sarebbe una "esplosione di intelligenza", e l'intelligenza dell'uomo sarebbe lasciata molto indietro. Quindi, la prima macchina ultraintelligente sarà l'ultima invenzione che l'uomo avrà la necessità di fare ..."

lunedì 11 maggio 2009

Wrong


I was born with the wrong sign 
In the wrong house 
With the wrong ascendancy 
I took the wrong road 
That led to the wrong tendencies 
I was in the wrong place at the wrong time 
For the wrong reason and the wrong rhyme 
On the wrong day of the wrong week 
I used the wrong method with the wrong technique 
Wrong 
Wrong 
There's something wrong with me chemically 
Something wrong with me inherently 
The wrong mix in the wrong genes 
I reached the wrong ends by the wrong means 
It was the wrong plan 
In the wrong hands 
The wrong theory for the wrong man 
The wrong eyes on the wrong prize 
The wrong questions with the wrong replies 
Wrong 
Wrong 
I was marching to the wrong drum 
With the wrong scum 
Pissing out the wrong energy 
Using all the wrong lines 
And the wrong signs 
With the wrong intensity 
I was on the wrong page of the wrong book 
With the wrong rendition of the wrong hook 
Made the wrong move, every wrong night 
With the wrong tune played till it sounded right yeah 
Wrong 
Wrong 
Wrong 
I was born with the wrong sign 
In the wrong house 
With the wrong ascendancy 
I took the wrong road 
That led to the wrong tendencies 
I was in the wrong place at the wrong time 
For the wrong reason and the wrong rhyme 
On the wrong day of the wrong week 
I used the wrong method with the wrong technique 
Wrong

domenica 26 aprile 2009

Come Foglie


E’ piovuto il caldo
Ha squarciato il cielo
Dicono sia colpa di un’estate come non mai
Piove e intanto penso
Ha quest’acqua un senso
Parla di un rumore
Prima del silenzio e poi…
E’ un inverno che va via da noi
Allora come spieghi
Questa maledetta nostalgia
Di tremare come foglie e poi
Di cadere al tappeto?
D’estate muoio un po’
Aspetto che ritorni l’illusione
Di un’estate che non so…
Quando arriva e quando parte,
Se riparte?
E’ arrivato il tempo
Di lasciare spazio
A chi dice che di spazio
E tempo non ne ho dato mai
Seguo il sesto senso
Della pioggia il vento
Che mi porti dritta
Dritta a te
Che freddo sentirai
E’ un inverno che è già via da noi
Allora come spieghi
Questa maledetta nostalgia?
Di tremare come foglie e poi
Di cadere al tappeto?
D’estate muoio un po’
Aspetto che ritorni l’illusione
Di un’estate che non so…
Quando arriva e quando parte,
Se riparte?
E’ un inverno che è già via da noi
Allora come spieghi
Questa maledetta nostalgia?
Di tremare come foglie e poi
Di cadere al tappeto
D’estate muoio un po’
Aspetto che ritorni l’illusione
Di un’estate che non so…
Quando arriva e quando parte,
Se riparte?
E’ arrivato il tempo
Di lasciare spazio
A chi dice che di tempo
E spazio non ne ho
Dato mai

venerdì 3 aprile 2009

Amleto Atto III, scena 1


To be, or not to be, that is the question

Whether 'tis nobler in the mind to suffer
The slings and arrows of outrageous fortune,
Or to take arms against a sea of troubles,
And by opposing, end them.
 

Essere o non essere: questo è il problema:
se sia più nobile all'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna, o prender l'armi contro un mare di problemi e combattendo disperderli.
 

To die, to sleep-
No more and by a sleep to say we end
The heart-ache, and the thousand natural shocks
That flesh is heir to; 'tis a consummation
Devoutly to be wished.
 

Morire dormire; nulla più: - e con un sonno dirsi che poniamo fine al dolore e alle infinite miserie, naturale retaggio della carne, è soluzione da desiderare ardentemente.

To die, to sleep;
To sleep, perchance to dream. Ay, there's the rub;
For in that sleep of death what dreams may come
 
When we have shuffled of this mortal coil
 
Must give us pause - there's the respect
That makes calamity of so long life:

Morire - dormire - dormire, sognare forse: ma qui è l'ostacolo che ci trattiene: perché in quel sonno della morte quali sogni possan venire, quando noi ci siamo sbarazzati di questo groviglio mortale: è la remora, questa, che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti.

For who would bear the whips and scorns of time
Th'oppressor's wrong, the proud man's contumely,
The pangs of despis'd love,
 the laws delay,
The insolence of office, and the spurns
That patient merit of th'unworthy takes,
When he himself might his quietus make
With a bare bodkin;

Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gl'insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell'uomo borioso, gli spasimi dell'amore disprezzato, gli indugi della legge, l'insolenza di chi è investito di una carica, e gli scherni che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale?

who would fardels bear,
To grunt and sweat under a weary life,
But that the dread of something after death,
The undiscovered country, from whose bourn
No travellers returns, puzzles the will
And make us rather bear those ills we have,
Than fly to others that we know not of?

Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una gravosa vita, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte - la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore - confonde la volontà, e ci fa piuttosto sopportare i mali che abbiamo, che non volare verso altri che non conosciamo?

Thus conscience does make cowards of us all,
And thus the native hue of resolution
Is sicklied o'er with the pale cast of thought,
And enterprises of great pitch and moment
With this regard their currents turn awry,
And lose the name of action.

Così la coscienza ci fa tutti vigliacchi; così la tinta naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. E così imprese di grande importanza e rilievo per questo riguardo deviano il loro corso: e dell'azione perdono anche il nome

venerdì 13 marzo 2009

Zaion


Questi lunghi anni di guerre fratricide ci hanno fatto stare vicino, al fianco in difesa della nostra terra.

Il male ci ha unito e ci ha regalato un'affinità speciale. Sotto il segno di Venere ci siamo promessi eterno amore.
Ora che tu sei lontano il mio sguardo è rivolto ad est, in attesa del tuo ritorno. 
La nostra Zaion è libera e io ti aspetto per viverla, finalmente in pace con te.
Tua Xena

venerdì 6 marzo 2009

Frammenti


Questa è la tessera del puzzle che ho perduto andando via.
Senza...tutto il disegno ha perso il suo significato.
Oggi che la rivedo penso a te.
Se la ritrovi, sei pregata di riportamela.

mercoledì 4 febbraio 2009

Il Re di Chi Ama Troppo


Sono il re di chi ama troppo 
Sono il re di chi perdona 
Che sia animale o cosa 
Sbaglia e accusa di persona 

Sono il re di chi ama e basta 
E di chi non abbandona 
Sono il re della pazienza 
Ce l’ho in testa la corona 
E semmai dovessi andarmene tu 

Quando parlerai di me 
Che non conto mai le ore perché 
Il mio lavoro è aspettare 
Ti ricorderai di me 
Perché amore, amore è andato 
E non me ne ero accorto io, 
Il re di chi ama troppo 

Sono il re del solo affetto 
Sono il re di ciò che ho detto 
Condannato dal difetto di chi 
Pensa sempre nero solo 
Perché ama per davvero 

Quando parlerai di me 
Che non conto mai le ore perché 
Il mio lavoro è aspettare 
Ti ricorderai di me 
Perché amore, amore è andato 
E non me ne ero accorto io 
Il re di chi ama troppo 

Sono il re dei troppi errori, dei pensieri messi fuori 
Sono il re della distanza, sono il re di te e di me 
Sono il re di chi lo dice ciò che sento 
Sono il re del tuo ricordo buono a niente 
Sono il re di chi si avrà per sempre 

Quando parlerai di me 
Che non conto mai le ore perché 
Il mio lavoro è aspettare 
Ti ricorderai di me 
Perché amore, amore è andato 
E non me ne ero accorto io 
Il re di chi ama troppo 

Ti ricorderai di me 
Perché amore, amore è andato 
E non me ne ero accorto io 

Il re di chi ama troppo

domenica 25 gennaio 2009

...Memorie di un altro tipo...


Non si può dire al sole, più sole … o alla pioggia, meno pioggia.
Per un uomo la gheisha può essere solo una moglie a metà. 
Siamo le mogli del crepuscolo. 
Eppure apprendere gentilezza, dopo tanta poca gentilezza. 
Capire che una bambina con più coraggio di quanto creda, 
trovi le sue preghiere esaudite non può chiamarsi 
felicità?
Dopo tutto queste non sono le memorie di una imperatrice, 
né di una regina…
sono memorie di un altro tipo…