mercoledì 10 dicembre 2008

Una scomoda verità


La scomoda verità è qualcosa a cui non dai sufficente importanza. E' il risultato della idiozia umana.Una verità che andrebbe urlata attraverso tutti i media del mondo, invece di sussurrarla come si farebbe con una banalità qualunque.Non bisognerebbe mettere sulla stesse bilancia la salute della nostra terra con i profitti dell'economia.

Questo per almeno due motivi (magari ce ne sono altri...).

Il primo è che come si può pensare che i profitti delle società in calo siano più importanti della salute della terra?? Voglio dire se collassa l'ecosistema e la terra diventa invivibile...le aziende come potranno ancora produrre?? Una bilancia con a sx la terra e a dx le aziende è un immagine illogica e insana...che solo qualche politico ha avuto il coraggio di proporre ( non faccio nomi!!).

Il secondo punto riguarda inveceil fatto che pensare e vivere nel rispetto dell'ambiente crea occupazione e aumenta il benessere in generale. Questo perchè permette lo sviluppo di nuove aziende legate al rispetto ambientale e nuove figure si rendereanno necessarie per regoalmentare e far rispettare i vincoli stabiliti dalle autorità.Ancora uan volta ci vogliono prendere in giro,magari dicendoci che i cambiamenti climatici sono normali e ciclici. Che in fondo c'è sempre stata un estate più calda della più calda di questi ultimi anni.Beh andate a vedere la situazione dei ghiacciai più importanti nel mondo vent'anni anni fa e confrontateli con ora. Andate a vedere l'area che le nevi coprivano il Kilimangfiaro trent'anni fa e quelle che ricoprono ora.Io non faccio politica intesa come propaganda per uno schieramento o per l'altro, io cerco solo di non fare finta.

Cerco di alzare la testa soprala cortina fumogena che ci avvolge e vederci chiaro fin tanto che riesco.

......se volete saperne di più guardate "Una scomoda verità".......

venerdì 5 dicembre 2008


Siamo più saggi di quanto non sappiamo.



ovvero



Siamo più saggi di quanto non sappiamo.

giovedì 4 dicembre 2008

Dimmi quand'è


Dimmi quand'è l'ultima volta che ti sei fermato un po'

dimmi quand'è l'ultima volta che ci hai riso un po' su

e quella volta che tuo padre era lì

o quando hai detto di no

dimmi quand'è che hai vissuto le piccole cose

col gusto pieno della vitA...

martedì 2 dicembre 2008


lunedì 10 novembre 2008


Un coro di voci sale dalla costa livornese. Voci di ragazzi e ragazze alle prese con la vita, voci sboccate e tenere, insofferenti, voci di esistenze fragili ma decise a non soccombere. Ogni luogo è chiamato col suo nome, ogni cosa illuminata da una luce feroce, da un’estate che si vorrebbe perenne ma che porta con sé la nostalgia della fine, un presagio d’inverno. Vitali e malati sono questi racconti, coraggiosi e lucidi fino al delirio. La scrittura di Biagetti “si colloca in una dimensione minimalista provinciale. Una fotografia realistica, solare, senza storia maiuscola, in cui si sposano le osservazioni sul fatto circostanziato e le considerazioni che sfiorano una vita intera. Lo stile è secco e incisivo, grezzo e genuino, leggermente indebolito – o condizionato - da un eccesso di echi dialettali strapaesani” (Sergio Pent). E ovunque il libeccio, presenza costante che confonde ricordi e progetti con la sua bonaria saggezza in un abbraccio che a qualcuno sicuramente ricorda quello di una mamma. A queste voci danno un volto i disegni precisi e stralunati di Nicoletta Calvagna, capace di cogliere le incrinature dell’anima sotto la solidità delle apparenze.
Alessandro Biagetti è nato a Cecina nel 1977, si è trasferito a Roma per abbracciare la carriera ecclesiastica, poi si è tolto la tonaca ed è tornato a casa. Modera un gruppo di scrittura creativa, si occupa di giochi di ruolo e continua a studiare teologia. Questa è la sua prima pubblicazione.
Nicoletta Calvagna (Catania 1977) ha studiato filosofia (laurea e dottorato) e insegna italiano alle scuole medie. Da piccola disegnava sedie. Ora, insieme ad altri, illustra la rivista letteraria "L'accalappiacani".
Per l'acquisto il link: http://www.trasciatti.it/?q=node/546

lunedì 27 ottobre 2008

Spam per tutti I


Mi piace condividere con voi i fantascentifici mesaggi che la "nuova Falange Armata" mi manda
con cadenza spaventosamente precisa.

Anche quando la spam fa sorridere...è fastidiosa
comunque (ma la gente non c'ha un cazzo da fare durante il giorno!!!).



Aggiornamento: Molti clienti soddisfatti hanno confermato che e anche spedizione fuori repliche ora.

Abbiamo ricevuto rapporti quindi arrestare.
I clienti hanno segnalato che ricevono costantemente autentico svizzero fatti Rolex repliche.
E apparentemente solidi e non hanno tutti i segni distintivi di una vera svizzera fatti Rolex repliche.
Le loro foto sono autentiche. Essi sono stati in attivita dal. Abbiamo ascoltato fonte di Rolex Replicas.
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buon prezzo.

venerdì 24 ottobre 2008

..piano piano...


Quante cose succedono ultimamente...tante...talmente tante che l'omicidio di Perugia passa in terzo o quarto piano (a seconda del tg di cui si parla).
In primo piano la protesta studentesca universitaria (e la chiamo così anche se questa in realtà è al conseguenza della "riforma" Gelmini).
In secondo piano il disastro finanziario (che "guasi" mi vien da piangere dalla paura...e forse da scappare per andare a fare le aragoste su di una spiaggia caraibica).
Terzo piano l'incredibile incidente aereo militare...o meglio quello dell'elicottero.

...............commento piano.........piano piano........

Intanto dico che la situazione dell'università è tremendamente difficile. Una bella patata bollente perchè vedo cose sbalorditive e castronate ovunque. Quindi:

1. Questa non è una riforma...ma una razionalizzazione del sistema (ovvero di un provvedimento collegato alla manovra finanziaria ovvero tagli!!!), tant'è che la proposta è partita dal ministro dell'economia.
2. Nella università italiana ci sono numeri degli sprechi da brrrrividi (anche se i dati sono poco certi) e in questi giorni sono usciti allo scoperto, quindi questo fa pensare che sia più che giusto una riorganizzazione del sistema.
3. E' giusto dire che riformare il sistema universitario non è cosa da poco in quanto bisogna saper mettere d'accordo i Baroni conservatori con i giovani che sognano e danno l'impulso innovativo nel paese.

.......concludo piano.............piano piano................

Dico che forse l'unica proposta sarebbe quella di far giungere le risorse economiche, alle persone giuste quelle che fanno ricerca e didattica in maniera buona e produttiva.
Bisognerebbe premiare chi insomma si impegna e aiuta il progresso del nostro paese. Fare in modo che le università si debbano sudare i fondi attraverso la buona didattica e la buona ricerca.
Chissà........

mercoledì 24 settembre 2008

L’Emporio celeste di conoscimenti benevoli


Gli animali si dividono nelle categorie:
a) appartenenti all’Imperatore
b) imbalsamati

c) ammaestrati

d) maialini da latte
e) sirene

f) favolosi
g) cani randagi

h) inclusi nella presente classificazione
i) che si agitano come pazzi
l) innumerevoli
m) disegnati con un pennello finissimo

n) et cetera

o) che fanno l’amore

p) che da lontano sembrano mosche


Io penso che questo sia l'elenco più esaustivo che abbia mai conosciuto in materia di classificazione animale.
Se qualcuno ha delle notazioni, aggiunte, critiche o varie eventuali mi scriva pure.

Grazie

J.L.Borges

giovedì 18 settembre 2008

Campari


Quando al fine d’un giorno noioso

La gaiezza risorge nel cuor

Cerca ognuno il perché prodigioso

E domanda con grande stupor

Donde viene questa gioia verace

Ogni crisi finita è davver

Forse al mondo ritorna la pace, no, credete, è un motivo più ver
Se d’affanni, vecchi malanni, non si sente più novella

Se ciascun sorride lieto e la vita trova bella

Se ragione misteriosa a gioir ciascuno appella

Questa è ora senza pari, questa è l’ora del campari

Brilla il sole nel cielo in festa
o di pioggia si inondi il terren

a quest’ora nel cuore si riversta il pensiero che tutto va bene
poi che la gioia salta e vermiglia e il sol ci rifiuta calor
campari 
l’ha chiusa in bottiglia onde tutti ripetono in cor

Se d’affanni, vecchi malanni, non si sente più novella

Se ciascun sorride lieto e la vita trova bella

Se ragione misteriosa a gioir ciascuno appella

Questa è ora senza pari, questa è l’ora del campari

Quando gli stranieri in carovana

Dalle brume di nordico suol ripercorron la terra italiana

Nel tepore dell’italo sol

Ammiran sui colli di Roma nuove glorie ed eterno splendor

Ma lasciando bei fiori la Roma con rimpianto ripeton tra lor
Se d’affanni, vecchi malanni, non si sente più novella

Se ciascun sorride lieto e la vita trova bella

Se ragione misteriosa a gioir ciascuno appella
Questa è ora senza pari, questa è l’ora del campari

venerdì 12 settembre 2008

Oggi da un'altra parte


Vorrei non essere qui,vorrei che molte delle persone che sono costretto a vedere sparissero e diventassero estranee. Vorrei trasformare a mio piacimento tutti queste persone in animali.
Chi è sempre arrabbiato con me o con il mondo lo farei diventare un piccolo maialino rosa.

Chi fa l'ipocrita, lo trasformerei in un piccolo scoiattolo costretto a scappare da una pianta all'altra.

Chi se ne apporfitta e pensa a salvarsi solo la faccia, lo farei diventare un geco così starebbe sempre spiacciato sul muro.

Chi invece pensa sempre di aver ragione senza ascoltare, lo farei diventare un' ape operaia.


Oggi vorrei davvero che qui fosse da un'altra parte.


Vorrei che i giorni scorressereo più dolcemente, senza questo continuo schiacciamento verso il basso.
Vorrei capire il modo per trasformare il rame in oro e la pioggia in soffici nuvole e l'afa in brezza marina.
Vorrei che un giorno trovando per terra una bacchetta magica, potessi togliermi le scarpe per camminare a piedi nudi senza mai tagliarmi.


Vorrei che oggi diventasse già domani e che domani mi faccia scordar quello che è oggi.

domenica 7 settembre 2008


Stare al modo è spesso triste. Per diversi motivi, se ti guardi intorno bene, difficilemente trovi motivo per sorridere o dire "..oggi ho proprio voglia di vivere questa vita!!". C'è guerra e ce ne è molta, il mondo si surriscalda, l'immondizia la troviamo anche nei formaggi che ci vendono al supermercato e spesso i furbetti la fanno franca quando invece...

Allora non ti resta che aggrapparti con le unghie e con tutte le forze alle emozioni umane.

Ti aggrappi ai momenti belli, a quelli che pensi che vorresti fermarli e riproporli in loop a lungo.

Bello è quando aspetti una telefonata che sai deve arrivare. Quando aspetti che il suono di un messaggio arrivi. Il battito del cuore quando arriva un pacco per te o ancor più una lettera.

Bello è sapere che da lì a poco succederà qualcosa che ti farà pompare il cuore a mille e l'attesa stessa vale più del momento in cui succede. L'attesa si prolunga e cresce d'intensità...può durare molto o poco ma è un percorso in crescendo che ti fa sentire vivo. Il momento è un punto nel tempo, un evento che in bereve ti porta ad un picco di emozione e che si esaurisce subito.

Entrambi valgono la vita...

La vita è i momenti e le attese della nostra esistenza.

martedì 2 settembre 2008

Un Passo indietro


Un passo indietro ed io già so
di avere torto e non ho più le parole
che muovano il sole

Un passo avanti e il cielo è blue
e tutto il resto non pesa più
come queste tue parole che si muovono sole

Come sempre sei nell'aria sei
tu aria vuoi e mi uccidi
Come sempre sei nell'aria sei
tu aria dai e mi uccidi
Tu come aria in vena sei

Un passo indietro ed ora tu, tu non ridi più
e tra le mani aria stringi
e non trovi le parole
e ci riprovi ancora a muovermi il sole
Ancora un passo un altro ancora

Un passo avanti ed ora io, io non parlo più
e tra le mani, mani stringo
a che servon le parole
amore dai, dai, dai muovimi il sole

Perchè sei nell'aria sei
tu che aria vuoi
ma che aria dai se poi mi uccidi

Tu che aria sei
ma che aria vuoi
tu che aria dai se poi mi uccidi
tu come aria in vena sei

Un passo indietro ed io
Un passo avanti e tu
Un passo avanti e noi, noi, noi

Negramaro

lunedì 4 agosto 2008


Articolo tratto da repubblica.it di oggi. Uno spaccato di una società a cui molti oggi mirano. La società che gli USA hanno costruito e a cui l'Italia oggi incosciamente si ispira. Un filo che lega la nostra economia e il nostro modo di evolversi alla cultura americana. Un po' mi spaventa per gli scenari possibili....Con questo voglio affermare che non sono un "antiamericano" e neppure un "proamericano"...sono semplicemente un uomo che guarda al futuro con occhi speranzosi, spaventato dall'affievolirsi della luce che illumina il nostro futuro!!




WASHINGTON - "Penso che non riuscirò mai a ripagare i debiti che ho fatto per studiare, certi giorni penso che quando morirò avrò ancora le rate dell'università. Oggi ho un piano per restituire il prestito che dura 27 anni e mezzo, ma mi pare troppo ambizioso perché il tasso è variabile e riesco solo a pagare gli interessi. Sono sicura che quando compirò sessant'anni i debiti della scuola di legge saranno ancora lì a farmi compagnia".
Carrie ha 29 anni, è cresciuta in Pennsylvania, in un sobborgo poco fuori Philadelphia, in una famiglia della classe media. Ha fatto il master alla Law School di Villanova, università cattolica di Philadelphia. Vive a Washington dove lavora come assistente legislativo per un deputato al Congresso. Ha finito di studiare da due anni fa e deve ancora pagare 65mila dollari: "Ma ho lo stesso debito adesso di quando ho finito la scuola, perché ogni mese riesco a fare soltanto il pagamento minimo, che copre a malapena gli interessi sul capitale che mi hanno prestato e siccome la rata è anche salita insieme ai tassi d'interesse non ho fatto nessun passo avanti. Ogni mese devo versare almeno 550 dollari, un quarto del mio stipendio, e con il costo della vita che sale e uno sipendio pubblico non riesco a fare di più".
Tra tre mesi esatti gli Stati Uniti sceglieranno il loro presidente, tra poche settimane si terranno le convention dei due partiti che incoroneranno gli sfidanti John McCain e Barack Obama. Ma la corsa per la Casa Bianca non è fatta solo della battaglia tra due candidati, della loro immagine: sarà la scelta di chi si mostrerà più capace di rassicurare i cittadini americani spaventati dalla crisi economica, dal crollo del mercato immobiliare, dal prezzo della benzina e dalla guerra, con i giovani e gli studenti sempre più preoccupati dalla crescita delle rette universitarie e dai debiti che sono costretti a contrarre per poter studiare.
Carrie parla senza sosta, senza incertezze, si vede che non fa che pensare a questo suo debito: "Per sopravvivere ho dovuto trovarmi un secondo lavoro: faccio il tutor per alcuni studenti la sera e durante il fine settimana e accetto ogni lavoretto che mi passa per le mani, solo così posso permettermi di vivere da sola. Prima di fare la scuola di legge avevo lavorato per due anni nel settore non-profit, ma mi ero subito resa conto che senza un master non avrei mai potuto accedere ai livelli di lavoro che più mi piacevano e così la specializzazione in legge mi sembrò la scelta migliore. Ma la mia famiglia non era in grado di pagare la retta né io avevo soldi per farlo, così ho chiesto due prestiti: uno pubblico e uno privato".

venerdì 18 luglio 2008

Lucio Battisti - Amarsi un po' (live)

Amarsi un po'
è come bere
più facile
è respirare.
Basta guardarsi e poi
avvicinarsi un po'
e non lasciarsi mai
impaurire no, no!
Amarsi un po'
è un po' fiorire
aiuta sai
a non morire.
Senza nascondersi
manifestandosi
si può eludere
la solitudine.

Però, però volersi bene no
partecipare
è difficile
quasi come volare.
Ma quanti ostacoli
e sofferenze e poi
sconforti e lacrime
per diventare noi,
veramente noi
uniti
indivisibili
vicini
ma irraggiungibili.

Però, però volersi bene no
partecipare
è difficile
quasi come volare.

Per diventare noi,
veramente noi
uniti
indivisibili
vicini
ma irraggiungibili...


venerdì 13 giugno 2008


Elogio alla Volontà



Niente al mondo può sostituire

la volontà.


Non il talento: nulla è più comune di

uomini dotati di talento

cui il successo non arride.


Non il genio: l’affermazione

“il genio non paga”

è quasi un proverbio.

Non l’educazione da sola: il mondo è

pieno di derelitti educati.


SOLO LA VOLONTA’

E

LA DETERMINAZIONE SONO ONNIPOTENTI.

lunedì 9 giugno 2008

Così piccole mani


COSÌ PICCOLE MANI

Il tuo più tenue sguardo
facilmente mi aprirà
benché abbia chiuso me stessa
come dita
sempre mi apri petalo per petalo
come la primavera fa
toccando accortamente
misteriosamente la sua
prima rosa
e io non so quello che c’è
in te che chiude e apre
solo qualcosa in me
comprende che è più
profonda la luce dei tuoi
occhi di tutte le rose.
Nessuno… neanche
la pioggia ha…
Così piccole mani.

E.E. Cummings

lunedì 26 maggio 2008

Sonetto 48


I miei occhi e il cuore son venuti a patti

ed or ciascuno all'altro il suo ben riversa:

se i miei occhi son desiosi di uno sguardo,

o il cuore innamorato si distrugge di sospiri,


gli occhi allor festeggian l'effigie del mio amore

e al fantastico banchetto invitano il mio cuore;

un'altra volta gli occhi son ospiti del cuore

che a lor partecipa il suo pensier d'amore.


Così, per la tua immagine o per il mio amore,

anche se lontano sei sempre in me presente;

perché non puoi andare oltre i miei pensieri


e sempre io son con loro ed essi son con te;

o se essi dormono, in me la tua visione

desta il cuore mio a delizia sua e degli occhi.


Shakespeare

giovedì 1 maggio 2008

La scritta


Ho pensato qualche volta che avrei potuto squarciare la quiete del muro. La parete dietro al mio letto intendo.
Averla colorata di azzurro è stato solo l'inizio di un pensiero. L'intuizione di un atto di forza che dovrei fare. Io il coraggio per scrivere con un pennello una frase sul quella parete non riesco a trovarla. Sembra ridicolo e forse un po' puerile, ma non lo è almeno per me.
Mi sembra quasi di fare un torto all'anima della mia camera. Forse un po' di paura per una così brusca affermazione di un concetto. Le parole anche se non urlate, anche se solo scritte spaccano i cuori e turbano dentro. Scrivere qualcosa di forte, di estremamente sigificativo potrebbe impedire di farmi prendere sonno. Sono sicuro che qualunque cosa scriva possa prendere vita lungo quella parete fino a strisciarmi subdolamente dentro la testa.
So per certo che non potrei scrivere banalità. Scriverei di qualcosa che mi ha cambiato la vita. Magari qualcuno che mi ha bucato l'anima. Poi ogni notte prima di addormentarmi il pensiero quasi certamente volgerebbe sopra la mia testa.

Mi vengono le vertigini solo a pensarci. Vertigo come il film di Hitchcock!

Forse non dovrei avere così timore di una semplice scritta sul muro. Potrei scrivere e poi tutt'al più ridipingere il tutto se non mi dovesse piacere. Penso che alla fine è un ottima idea e anche nella vita funziona così. Le ottime idee sono quelle che ti danno sempre una buona alternativa. Quelle che ti lasciano lo spazio per un retro front di classe.  In sostanza ti rendono libero, libertà è in fondo avere sempre una buona alternativa a quello che sei o che fai!!

Ecco sono alla fine e la cosa migliore di tutte mi è venuta proprio con l'ultima frase sulla libertà.
Un vero peccato che la mia parete sia già piena di tutte queste parole!

giovedì 17 aprile 2008

La sincerità più limpida


"...senza di te l'emozioni di oggi sarebbero la pelle morta delle emozioni passate..."

Cosi scriveva Amelie sul muro prima di addormentarsi...
In un epoca dove ci si maschera dietro il relativismo, senza però scordarsi di essere un po' tutti moralisti...io non ti giudicherò.
Non lo faccio perché mi sto allenando a non farlo più. Perché le conclusioni sono subdole. Loro non aspettano altro che qualcuno le tragga.
Le conseguenze delle scelte che ognuno fa invece non hanno bisogno che nessuno le tragga. Le conseguenze sono infatti atterraggi di fortuna delle conclusioni tratte male!!
Io penso che la vita vada vissuta tenendo ben presente che senza amore e lavoro la mente si ammala, quindi tanto vale fare entrambe le cose con la massima passione. Le regole dell'amore ognuno se le scrive e ognuno deve essere ben consapevole di cosa possa portare un tradimento oppure un rimpianto. Le emozioni carnali provocano una attrazione vertiginosa per gli uomini (intesi in entrambi i sessi) e difficile dire come è giusto comportarsi o come io mi sarei comportato.
Il fascino delle emozioni o di uno "Zhair" che pervade la nostra testa è qualcosa che è difficile da poter dominare. Quel pensiero che in apparenza ti sfiora appena e poi finisce per essere quello a cui non puoi fare a meno di...
Io, nonostante le mie ultime, credo nell'amore inteso come fedeltà e rispetto per il proprio compagno.
Credo in un' amore intenso che si trasforma e muta, un rapporto di mutuo soccorso che nel tempo porta progettare in comunione.
Parlo da vero sprovveduto che è pronto a sfidare la noia che tutti dicono sopraggiungere nei rapporti amorosi.
Considera che facile è fare confronti rispetto a situazioni che non si vivono per davvero.
Considera che è bello scrivere di cosa dovrebbe essere, stando dietro ad uno schermo.
Accetteresti mai consigli da me, che a dispetto di quel che si possa pensare, casini con le donne ne ha fatti forse più del dovuto. Che spesso è fuggito malamente.
L'unica cosa saggia che ti posso scrivere è che non siamo isole.
Nel caso in cui fossimo...beh...lo saremmo in maniera così vicina l'una all'altra che non potremmo fare a meno di compiere qualsiasi azione senza influenzare le altre. Nel bene o nel male.
Fermati un attimo e guardati dentro. Respira a fondo. Ascolta le onde della tua anima. Trova il ritmo che scandisce la fine dell'una e l'inizio dell'altra.
Pensa alla tua felicità e compi la scelta più giusta per te anche se farà soffrire qualcun'altro...falla nel nome della sincerità più limpida.
Ti aspetto...presto....

Mi indigno


Non si può non commentare il risultato delle elezioni perché le cose che si leggono sui giornali non sono mai complete, ci si aspetta che almeno gli organi di stampa dicano le cose come sono e invece…...
Mi riferisco a tre “uscite” del nostro (anche se io non l’ho votato e lo dico sinceramente) futuro presidente del consiglio: "abolirà l’Ici sulla prima casa"…..ma che bravo!!!!, peccato che quei miopi dei Ds non abbiano mai investito in comunicazione per dire che l’abolizione dell’Ici è presente nella finanziaria del governo Prodi per entrare in vigore da luglio 2008…..ma almeno un giornale potrebbe dirlo?????!!!!!……."il governo di Berlusconi sarà formato solo da 60 persone compreso i ministri"…come se questa fosse una lodevole scelta di Berlusconi…ma nessuno scrive e dice che è una riforma introdotta dal governo Prodi…..c’è da ammettere che Berlusca non ha bisogno di idee, ci sono già quelli del governo Prodi (ex governo) che gliele offrono su un piatto d’argento senza che nessuno lo sappia…tanto di cappello alla genialità di Silvio Berlusconi e del suo partito, di cui ancora non si capisce quale sia il nome (forza italia, casa della libertà, case delle libertà, partito della libertà, circoli della libertà…..bho!!!)
Ma io come donna mi indigno, mi indigno perché sentire che “la famiglia è quella fondata sul matrimonio” ci riporta indietro di 50 anni e ci inchioda allo Stato Vaticano….mi indigno quando sento che la risposta del nostro futuro presidente del consiglio, alla domanda di una giovane ragazza precaria fidanzata con un ragazzo precario su quale futuro possano costruirsi, è che intanto lei non deve fidanzarsi con un precario ma con un uomo che ha i soldi, come suo figlio!!!!!!!…..una risposta del genere ci fa piombare indietro di 70 anni…..ma nessuno dice niente…si ride.
Sono inorridita quando il nostro futuro presidente(lavorerà in questi 5 anni per diventare prossimo presidente della repubblica)rivolgendosi a Zapatero e alla sua scelta di avere una forte presenza femminile nel suo governo, dice: “il presidente se l’è voluta e ora dovrà guidarle”…come se le donne da sole fossero capaci di fare poco o niente e avessero bisogno di un “padre padrone" che le tiene per mano e le guida verso il risultato…….ma nessuno dice nulla....si ride.
Inorridisco ancor di più se penso che molto probabilmente il ministero della difesa (forze armate) sarà in mano a chi ha reso possibile il disastro del G8 di genova…ricordiamoci un morto e pestaggi alla gente pacifista che stava manifestando…
Io inorridisco, non mi vergogno di dirlo ….siamo tutti responsabili di questo silenzio, di questa scomparsa della sinistra dal parlamento(l’unica forza politica che alimenta la cultura, la laicità dello stato, l’emancipazione della donna, la civiltà multietnica)…io davvero inorridisco quando già inizio a sentire (perché questo lo dicono e qualcuno anche lo scriverà) che adesso la sinistra per farsi sentire si organizzerà in terrorismo…..chi non contempla la democrazia pensa e dice che chi è fuori dal parlamento risponderà con forte violenza e così già si criminalizza chi non è rappresentato in parlamento.
Voglio convincermi che da ogni nuovo periodo risorgeranno nuove idee…...perchè le idee oggi mancano, siamo blindati in falso perbenismo e apparenza, pensando solo al presente e al futuro ci penserà chi verrà dopo di noi…….
Ma sì...speriamo in bene.

Livia

martedì 15 aprile 2008

Una pallottola nel cervello


Anders non riuscì ad arrivare in banca che qualche istante prima della chiusura, ragion per cui
ovviamente c'era una fila che non finiva più e lui si ritrovò bloccato dietro due donne la cui stupida e
rumorosa conversazione gli urtò subito i nervi. In ogni caso, la sua disposizione d'animo non era mai
delle migliori. Anders era un critico letterario noto per l'elegante e noncurante ferocia con cui stroncava
qualsiasi libro gli capitasse di recensire.
Con una coda che ancora doppiava il corrimano, uno dei cassieri, una donna, espose la targhetta
CHIUSO davanti al suo sportello e si ritirò in fondo alla banca, si appoggiò a una scrivania e iniziò a
chiacchierare animatamente con un altro impiegato che intanto maneggiava delle carte. Le due donne
davanti ad Anders interruppero la conversazione e guardarono con odio la cassiera. - Oh, gentile la
signorina, - disse una. Poi si girò verso Anders e aggiunse, sicura del suo appoggio: - Ecco un esempio
di quella cortesia per cui questa banca va famosa.
Anders aveva sviluppato un suo personale e violentissimo odio verso la cassiera, ma immediatamente lo
rivolse sulla presuntuosa e piagnucolosa donnetta davanti a lui. - Oh, in che mondo viviamo, - disse. -
Quante tragiche ingiustizie! Se non ti amputano la gamba sbagliata, se non ti bombardano il paesello
natio, ti chiudono lo sportello sotto il naso!
Lei non si lasciò scoraggiare. - Non ho detto che era una tragedia - ribatté. - Dico solo che è un
pessimo modo di trattare i clienti.
- È imperdonabile - rimbeccò Anders. - In Cielo ne prenderanno nota.
Lei si succhiò le guance, ma fissò lo sguardo oltre le spalle di lui e non disse niente. Anders si accorse
che l'altra, la sua amica, stava sbarrando gli occhi guardando nella medesima direzione. E a quel
punto i cassieri interruppero ciò che stavano facendo, e i clienti piano piano si girarono tutti e il
silenzio calò nella banca. Due uomini che indossavano impeccabili abiti blu e avevano passamontagna
neri in testa si erano piazzati ai lati della porta. Uno dei due rapinatori teneva una pistola premuta
contro la
nuca dell'agente della vigilanza. L'agente aveva gli occhi chiusi, e le labbra gli tremavano. L'altro
rapinatore era armato con un fucile a canna mozza. - Zitti! - gridò l'uomo con la pistola, benché
nessuno avesse fiatato. - Se solo uno di voi cassieri si azzarda a premere l'allarme, qui siete tutti carne
morta. Afferrato l'idea?
I cassieri annuirono.
- Ma bravo! - disse Anders. - Carne morta - Si girò verso la donna che gli stava davanti.
- Magnifica sceneggiatura, eh? Ecco la dura poesia delle classi socialmente pericolose che ti colpisce
come un tirapugni.
La donna lo guardò con gli occhi dilatati.
Quello col fucile a canna mozza diede uno spintone all'agente costringendolo a inginocchiarsi. Passò il
fucile al suo compagno e con uno strattone afferrò i polsi dell'agente, gli tirò le braccia dietro la schiena
e gli bloccò le mani con un paio di manette. Poi lo fece ruzzolare a terra con un calcio fra le costole.
Riprese il fucile e si avvicinò alla porta di sicurezza in fondo al banco. Era un uomo basso e pesante, si
muoveva con particolare lentezza, quasi torpidamente. - Apritegli! - gridò il suo compare. Il rapinatore
col fucile varcò la porta di sicurezza e lentamente passò davanti ai vari cassieri, porgendo a ciascuno di
essi una busta di plastica. Quando arrivò davanti allo sportello vuoto, lanciò un'occhiata a quello con la
pistola, il quale disse:
- Di chi è quel posto?
Anders guardò la cassiera. Lei si portò una mano alla gola e si girò verso l'uomo con cui prima
chiacchierava. Lui annuì. - Mio, - disse lei.
- E allora muoviti culona e riempi la borsa.
- Ecco - disse Anders alla donna davanti a lui - giustizia è fatta. - Ehi! Furbone! T'ho detto forse di
parlare?
- No - disse Anders.
- Allora chiudi quella fogna.
- Sentito? - disse Anders. - «Furbone». È una battuta de I Killer. - Per l'amor di Dio, stia zitto, - gli disse
la donna.
Page 2
- Ehi, tu, sei sordo o cosa? - L'uomo con la pistola si avvicinò ad Anders e gli piantò l'arma nella pancia.
- Pensi che gioco?
- No - rispose Anders, ma la canna della pistola gli faceva il solletico come fosse un ditone puntato e gli
venne la ridarella. Per bloccarla si costrinse a fissare il rapinatore negli occhi, che erano chiaramente
visibili dietro i buchi del passamontagna: azzurro pallido, cerchiati di rosso, infiammati. Gli batteva la
palpebra destra. L'uomo alitò una zaffata penetrante come ammoniaca che sconvolse Anders più di
tutto quanto era successo fino a quel momento, e avvertì un acuto disagio quando quello lo pungolò di
nuovo con la pistola.
- Ti piaccio, furbone? - gli disse. - Hai voglia di ciucciarmi l'uccello?
- No - disse Anders.
- Allora piantala di allumare.
Anders si mise a guardare le scarpe del rapinatore, erano lucide con la mascherina lunga.
- Non giù. Su! - Gli ficcò la pistola sotto il mento e spinse verso l'alto finché Anders non ebbe gli occhi
rivolti al soffitto.
Anders non aveva mai prestato molta attenzione a quella parte della banca, un vecchio pomposo salone
coi pavimenti, gli sportelli e i pilastri di marmo, e una decorazione di ricci dorati sopra gli sportelli dei
cassieri. Il soffitto a cupola era affrescato con delle figure mitologiche alla cui bruttezza polputa e togata
Anders aveva rivolto un'occhiata molti anni prima e dopo di allora aveva sempre evitato di osservare.
Adesso non aveva altra scelta che esaminare attentamente l'opera del pittore. Era persino peggiore di
quanto ricordasse, intrisa della solennità più falsa e ridondante. L'artista conosceva due o tre trucchi del
mestiere e li usava e li riusava senza misura, il rosa della parte bassa delle nuvole aveva una certa
freschezza, amorini e fauni non lesinavano sguardi schivi ed esitanti. Il soffitto era gremito di scene
drammatiche; quella che attirò l'attenzione di Anders raffigurava Zeus ed Europa, che il pittore
rappresentava con un toro che adocchiava una giumenta di là da un mucchio di fieno. Per rendere
sensuale la giumenta, il pittore le aveva smussato i fianchi in maniera suggestiva e aveva munito gli
occhi di lunghe ciglia socchiuse dalle quali essa contemplava il toro con appassionato gradimento. Il
toro aveva l'aria compiaciuta e le sopracciglia inarcate. Se ci fosse stato un fumetto che gli usciva dalla
bocca, dentro ci sarebbe stato scritto: «Hurrah».
- Di che ghigni, furbone? - Di niente.
- Pensi che sono comico? Pensi che sono una specie di pagliaccio? - No.
- Pensi che mi puoi prendere per il culo? - No.
- Tu prendimi per il culo, e diventi storia. Capischi?
Anders scoppiò a ridere. Si coprì la bocca con entrambe le mani e disse: - Scusa, scusa - e dopo sbuffò
fra le dita senza potersi più trattenere e ripeté: - Capischi! Oh, Dio, capischi, - e fu a quel punto che
l'uomo con la pistola alzò l'arma e gli sparò dritto nella testa.
La pallottola fracassò il cranio di Anders, attraversò il cervello, e uscì dietro l'orecchio destro,
spargendo scaglie d'osso nella corteccia cerebrale, nel corpo calloso, indietro verso i gangli basali, e in
basso fino all'ipotalamo. Ma prima che tutto ciò accadesse, l'ingresso della pallottola nel cervello
innescò una crepitante catena di trasferimenti di ioni e di neurotrasmissioni. A causa della sua peculiare
origine, questo processo seguì un tracciato peculiare, riportando casualmente in vita un pomeriggio
estivo di circa quarant'anni prima, che non era mai stato richiamato alla memoria. Penetrata nel cranio,
la pallottola continuò ad avanzare a una velocità inferiore ai 300 metri al secondo, un ritmo
pateticamente lento, degno di un ghiacciaio, almeno rispetto all'attività frenetica delle sinapsi attorno al
proiettile. Una volta nel cervello, cioè, la pallottola entrò nel tempo cerebrale, il che diede ad Anders
tutto l'agio di contemplare la scena che, con una frase che lui avrebbe aborrito, «gli passò davanti agli
occhi».
Stabilito che cosa Anders ricordò, occorre forse notare tutto quello che invece non ricordò. Non si
ricordò del primo amore, Sherry, o di ciò che più di tutto in lei lo aveva fatto impazzire, prima di
piacere, poi di rabbia: la sensualità totalmente disinibita e specialmente il tono amichevole con cui
alludeva al suo pene, da lei ribattezzato Signor Talpa, snocciolando frasi come «Ohò, il signor Talpa ha
voglia di giocare», o «Vediamo dove va a nascondersi il signor Talpa!» Anders non si ricordò di sua
moglie, che pure aveva molto amato prima che lei lo sfinisse con la sua prevedibilità, o di sua figlia,
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ormai un'accigliata professoressa di Economia a Dartmouth. Non si ricordò di quando restava dietro la
porta della camera di sua figlia ad ascoltarla mentre rimbrottava l'orsacchiotto dicendogli che era stato
cattivo e descrivendogli le punizioni davvero raccapriccianti che avrebbe ricevuto se non si decideva a
filare dritto. Non si ricordò nemmeno uno delle centinaia di versi che aveva imparato a memoria in
gioventù, così da potersi far venire i brividi a comando: «Silenzioso, in cima a una vetta nel Darien», o
«Mio Dio, ho sentito parlare di questo giorno» o «Tutti i miei cari? Tutti, dici? Oh, crudele! Tutti?» Non
si ricordò di nessuno di questi versi Anders. Non si ricordò della madre che in punto di morte,
parlando del padre, aveva detto: -Avrei dovuto pugnalarlo nel sonno. Non si ricordò del professor
Josephs che raccontava ai suoi studenti come i prigionieri ateniesi in Sicilia fossero stati liberati se erano
capaci di recitare Eschilo, e poi si metteva lì a recitare Eschilo lui stesso, in greco antico. Anders non
ricordò di come si era sentito pizzicare gli occhi al suono di quelle parole. Non si ricordò della sorpresa
che aveva provato vedendo il nome di un ex compagno di università sulla copertina di un romanzo,
non molto tempo dopo che si erano laureati, o il rispetto che aveva provato dopo aver letto quel libro.
Non si ricordò del piacere di provare rispetto per qualcuno.
E neanche si ricordò di una donna che aveva visto suicidarsi buttandosi da una finestra del palazzo
dirimpetto al suo pochi giorni dopo la nascita di sua figlia. Non si ricordò di aver gridato: «Signore, abbi
pietà! » Non si ricordò di aver mandato a bella posta l'auto di suo padre a sbattere contro un albero, o
di essere stato preso a calci nelle costole da tre poliziotti durante una manifestazione contro la guerra, o
di quella volta che si era svegliato ridendo. Non si ricordò di quando aveva cominciato a guardare le
pile di libri sulla sua scrivania con un misto di noia e paura, o di quando aveva cominciato a odiare
coloro che li avevano scritti. Non si ricordò di quando tutto quanto aveva cominciato a ricordargli
qualche altra cosa.
Ecco cosa ricordò Anders. Caldo. Un campo di baseball. Dell'erba gialla, il ronzio degli insetti, lui
appoggiato a un albero mentre i ragazzi del quartiere si radunano per una partita. Li guarda mentre
litigano sulla superiorità del genio di Mantle o di Mays. È tutta l'estate che dibattono questo tema,
l'argomento è diventato noioso per Anders: opprimente, come il caldo. Poi arrivano gli ultimi due
ragazzi, Coyle e un suo cugino arrivato dal Mississippi. Anders non ha mai incontrato il cugino di Coyle
prima e non lo vedrà mai più. Gli dice ciao come fanno tutti gli altri ma poi non fa più caso a lui
almeno finché non hanno diviso il campo e qualcuno chiede al cugino di Coyle in quale posizione vuole
giocare. - Interbase, - dice il ragazzo. - Interbase è la posizione migliore che ci sono -. Anders si gira a
guardarlo. Vorrebbe sentire il cugino di Coyle ripetere la frase che ha appena detto, ma è abbastanza
sveglio da capire che è meglio non chiederglielo. Gli altri penserebbero che fa il cretino, che prende in
giro il ragazzo per il suo errore di grammatica. Ma non è questo, proprio no. È che Anders è
stranamente eccitato, euforico, per quelle tre parole finali, così totalmente inaspettate, così musicali.
Prende il suo posto in campo come in trance,
ripetendole fra sé e sé.
La pallottola è già nel cervello; l'attività cerebrale non potrà continuare in eterno a superarla in velocità,
e niente la fermerà per incanto. Essa deve seguire la sua traiettoria e uscire dal cranio trascinando come
una cometa la sua coda di memorie, di speranze, di talento e di amore, nel salone di marmo della banca.
Non ci si può fare niente. Ma per il momento Anders può ancora avere tempo. Tempo per le ombre
che si allungano sull'erba, tempo perché il cane legato alla catena abbai alla palla che vola, tempo perché
il ragazzo nel campo di destra picchi la mano nel guanto da baseball annerito dal sudore e ripeta
sommessamente come una cantilena: «La migliore posizione che ci sono, la migliore posizione che ci
sono».

 
Tobias Wolff

venerdì 11 aprile 2008

Cani


Il cane non ha una visione d'insieme; e neanche il senso del vero o il senso del falso e neanche la memoria storica. Del resto lo diceva Nietzsche.

Il filosofo Nietzsche racconta che una volta l'uomo ha chiesto al cane: ma perché invece di star lì inutilmente a guardarmi non mi parli della tua felicità? e il cane avrebbe voluto rispondere: perché mi io dimentico subito tutto, compreso quelloche volevo dire un attimo fa.

Ma si è subito dimenticato anche questa possibile risposta, e così non ha detto niente.

Nietzsche si riferiva in generale agli animali, ma più di tutti al cane perché i migliori filosofi han sempre dietro un cane come strumento di lavoro per l'indagine teoretica ed anziè grazie a quel cane che i filosofi teoretici a un certo punto han capito che era inutile insistere con la speculazione metafisica, e così è nata la cosiddetta filosofia analitica che in parole povere dice che se per strada riconosciamo un cane è inutile chiederci perché quello lì è un cane. E proprio grazie a quel cane è stata inventata la teoria della corrispondenza che è un modo per definire la verità per cui se tu chiami cane un cane, vuol dire che quello lì bisogna che sia un cane per forza, nella sua essenza ontologica, e alla fine è arrivato Umberto Eco a chiudere il ragionamento sul cane e a dire che si tratta di un tipico caso di designazione rigida.

Se il cane avesse memoria storica o visione d'insieme non sarebbe il miglior amico dell'uomo, anche se la leggenda del cane amico dell'uomo risente di cosiddetti modelli retrivi, categorie linguistico-empiriche inventate apposta per definire un legame accidentale replicato nel temposenza ponderazione o elaborazione critica, da parte del cane; magari poi nel corso dei secoli dei secoli questa categoria retriva della cosiddetta amicizia con l'uomo è entrata nella memoria genetica del cane, ma non è vera amicizia come la intendeva ad esempio Cicerone nel de amicitia o Dante Alighieri nelle rime.

Fatta questa premessa non ci sarebbero altre cose da dire sul cane, tranne che il cane è un essere che tende all'incolore, dal punto di vista della sua essenza fisica ma soprattutto dal punto di vista intellettuale, specie quando corre, tanto è vero che per dire che uno ha indosso un vestito scolorito in dialetto si dice che ha su un vestito color cane che scappa, il che di riflesso rende la giusta misura dell'indole acritica e agnostica e anche apolitica del cane, soprattutto nel suo momento dinamico, rispetto al cosiddetto senso della vita. E quando il cane scappa, novanta su cento scappa dall'uomo, il che significa che non è poi tanto amico dell'uomo, il cane.

Fatta questa premessa non ci sarebbero altre cose da dire sul cane, tranne che il cane quando ha sete e si trova per caso vicino ad una pozzanghera beve direttamente dalla pozzanghera, o se gli scappa da cagare e si trova vicino poniamo a un ministero o a una stele patriottica o alla sede di una ausl, caga direttamente davanti al ministero o alla stele o alla asl e se arriva un carabiniere o uncorazziere o un sanitario a cacciarlo via lui scappa repentinamente lasciando visivamente quella sciadal colore tipico indefinibile che ha suggerito la nota espressione vernacolare. Questa cosa appena detta, quella del cane che beve dalla pozzanghera ma forse anche quella del cane che caga, ha ispirato la filosofia cinica, il che di riflesso rende la giusta misura di quanto il cane sia per suanatura cinico a partire almeno dal quarto secolo avanti cristo.

Se non fosse cinico non sarebbeamico dell'uomo il cane. Fatta questa premessa non ci sarebbero altre cose da dire sul cane, se non che l'idea dell'accalappiamento dei cani, trasfusa nell'ispirazione creativa letteraria, mi sembra un bel punto dipartenza. Perché da che mondo è mondo la letteratura non si è mai messa seriamente dalla parte delcane, inteso il cane nel suo significato più arcano.

Perché il cane, come si diceva all'inizio di questa mesta disamina, non ha visione d'insieme e neanche la memoria storica e quindi non harappresentazione panoramica. Da che mondo è mondo invece la letteratura vuole collocarsi inposizione panoramica, cioè al di sopra delle cose, e gli autori della letteratura mondiale si collocano il più possibile al di sopra delle cose e dicono che stando collocati al di sopra delle cose le cosestesse si percepiscono meglio, e solo con una visione panoramica, dicono sempre gli autori, sicapisce quanto sia piccolo questo nostro mondo apparentemente travagliato e quanto irrisorie siano le vicende umane, comprese le epidemie e le guerre e le catastrofi ecologiche e le crisi economiche;e anche gli studiosi e gli scienziati si sono sempre collocati in posizione distante e panoramica ecosì sono nate le rivoluzioni copernicane. E anche i politici a un certo momento si sono collocatisuper partes che se oggi un onorevole dichiara di essere super partes ne arriva un altro a dichiarareche lo è di più, e poi un terzo a dichiarare che lui si colloca al centro, equidistante e al di sopra diquelle due parti di prima che credevano di essere già super partes loro, e così via. E in questa espansione incontrollata verso l'alto e verso l'epicentro cosmico, da parte degli esponenti dellaletteratura, della scienza, della politica e di tutti gli altri settori dell'umana esperienza, nessuno vuole rimanere indietro, cioè più in basso o in periferia, perché oltre a far la figura del bigolo perché non è super partes corre il rischio dell'emarginazione che, dice Crepet, è l'anticamera della malattiapsichiatrica, e così si sperimentano le terapie riabilitative su base comunitaria dove si cerca diguardare se stessi fuori dalla lente deformante di se stessi medesimi e insomma al di sopra delproprio io e delle parti che lo compongono eccetera eccetera.

C'è rimasto solo il cane, giù in basso, nel punto periferico da dove son partiti tutti, milioni di secoli fa, e dietro di lui ogni tanto un accalappiacani che lo prende e lo porta al canile. Perché il cane lecose le vede solo dal basso talmente dal basso da raggiungere la giusta distanza panoramica alcontrario dalle cose stesse, e quindi vedere dal suo piano cosiddetto calpestabile quello che invececon osservazione panoramica non vedi dall'alto. E intanto che tutti si dan da fare a collocarsi soprale parti, con altre parti che si elevano panoramiche a formare nuove parti imparziali al di sopra delleprecedenti, in una progressione infinita verso un illusorio apogeo, il cane continua empiricamente abere l'acqua delle pozzanghere, cagare davanti ai ministeri ai militi ignoti e alle ausl e nessuncarabiniere o corazziere o sanitario lo caccia più via che son tutti presi anche loro, i carabinieri e i corazzieri e i sanitari, a collocarsi in posizione panoramica verso l'illusorio apogeo, da non vederloneanche più, il cane.

E allora ad esempio sarebbe bello poniamo che mentre dei candidati a delle elezioni politiche fannodei discorsi equanimi o degli sfoghi dialettici panoramici, dentro gli studi televisivi neutrali con il telespettatore che si colloca anche lui in posizione critica neutrale, e il cameramen che inquadra panoramicamente i candidati con equidistanza ed equanimità e il moderatore che dichiara alpubblico che lui è super partes, sarebbe bello che capitasse lì un cane a fiutar per terra fin sotto ilbanco a studiar le scarpe e i calzini o rugare col muso rugiadoso nelle patte dei candidati premiers emagari gli venisse anche lo stimolo arcano estemporaneo di pisciare contro il tavolo o di leccare uncablaggio scoperto e prender la scossa da scappare via velocissimo nella scia incolore tipica del cane in fuga. Non so se questa cosa potrebbe interessare un pubblico critico o un elettoratoequanime, questa cosa del cane, o influire sui sondaggi o condizionare gli indecisi, o dare unacosiddetta scossa al paese, son tutti aspetti periferici dell'universo del cane, che è agnostico acriticocinico e apolitico. Ma di sicuro sarebbe una bella ispirazione, da tradurre dentro una letteratura conla visuale al contrario, la panoramica dal basso, al di sotto delle parti, col cane che scappa e l'uomoche gli corre dietro per accalappiarlo, tutti e due acritici e apolitici senza la visione d'insieme e ilsenso del vero e del falso e il senso della memoria. Uguali precisi al cane che diceva Nietzsche.

sabato 5 aprile 2008

Via le mani dagli occhi - 'Se solo sapessi..'

Sii vai via,senza di me,
tu vai via,non puoi aspettare tanto tempo inutile,
e cosi tu vai sola via,
sii che vai via,ma che freddo fa se tu vai via,
non vuoi aspettare neanche il tempo utile,
perchè da me lo so si va soltanto

Via,via le mani dagli occhi,che senso ha se poi ti tocchi i pensieri ancora lontani,lontani,lontani,lontani

Strana magia in un istante,
tu vai via,non vuoi leccarmi tutte le ferite,
è cosi che tu vai via,
ma da quando in qua no,non sei più mia,tu sola che hai leccato tutte le ferite,
lo sai da me tu non puoi proprio andare

Via,via le mani dagli occhi,che senso ha se poi ti tocchi i pensieri ancora lontani e vai via,via le mani dagli occhi che senso se poi mi blocchi le mani e rimandi a domani,domani,domani,domani

domani e per sempre domani,
domani e per sempre rimani,
ma ora toccami le mani,Toccami le mani,Toccami le mani,amore toccami le mani,Toccami le mani,Toccami le mani,Toccami le mani,Toccami le mani,Toccami le mani,Toccami le mani,e vai


Via,via le mani via gli occhi,che senso ha se poi ti tocchi i pensieri ancora lontani e vai via,via le mani via gli occhi che senso ha se poi mi blocchi la mani e rimandi a domani,domani,domani,domani,domani,domani,domani,domani….

Ti prego Toccami le mani, Toccami le mani, Toccami le mani, Toccami le mani, Toccami le mani, Toccami le mani, Toccami le mani, Toccami le mani, Toccami le mani, Toccami le mani,Toccale!

mercoledì 26 marzo 2008

danza sul mio petto - Biagio Antonacci

E ti lasci andare danzando con piccoli passi,
cammini piano sul mio fragile petto
è un sali e scendi con me
non farlo è un peccato
e danza così danza sempre più forte sul mio petto
I tuoi piedi nudi da qui
mi fanno impazzire,
le tue gambe poco più su,
l'infinito piacere
e danza così danza sempre più forte sul mio petto
è una danza che fa piovere amore
una danza che ci fa parlare senza le parole
fino a quando non arriva il sole
ma fino a quando non avrai più voglia di danzare
e poi quando arriva la pioggia
è tutto più bello
il tuo sguardo, i tuoi movimenti i tuoi lineamenti..
e danza così danza sempre più forte sul mio petto
fino a quando non arriva il sole
ma fino a quando non avrai più voglia di danzare
e danza così danza sempre più forte
sul mio petto..
sul mio petto

lunedì 24 marzo 2008

La mia ex moglie...il mio futuro marito


La contabilità della vita non si tiene come la contabilità di una società. 
In una società s.r.l. o s.a.s o qual si voglia si fa tutto con un bilancio. 
A consuntivo, preventivo o giornaliero. Tutto è abbastanza semplice, la somma delle singole poste dà il risultato. Quando il risultato coincide con la somma algebrica di quello che c’è “sopra” allora il gioco è fatto. Il mio problema è che la somma delle mie poste non da me. Forse mi mancano delle poste o non sono bravo con le somme algebriche, sta di fatto che io con questo risultato non mi riconosco. È come se il risultato (me), non corrispondesse agli elementi (la mia vita) da sommare. Giusto che i conti non tornino? Oppure sarebbe giusto il contrario? Difficile da dire con certezza. Difficile è definire il “giusto” come lo è definire il “normale”. La vita con le sue contraddizioni e incertezze va vissuta in modo moderato. Senza prenderla troppo sul serio e strizzando l’occhio al fato.
A fagiuolo riporto la prima parte di un brano che oltre ad essere ben scritto lascia spazio ai commenti più ampi.
Aspetto giudizi e varie ed eventuali….

Il titolo è :” La mia ex moglie…il mio futuro marito…

Si incontrano a una festa, dove tutti e due sono stati trascinati.
Va bene che l’elaborazione ha bisogno dei suoi tempi.. – Ha insistito con lui il fratello – Ma a un certo punto quei tempi dobbiamo essere noi ad affrettarli Lo so che dev’essere terribile, perfino io non riesco a farmene una ragione, stavate insieme dal liceo tu e Laura, era come una sorella per me. Con il suo maestro di rebirthing… Impossibile, me ne rendo conto. Ma ormai sono passati due anni. La vita continua. E il momento di darle una spinta può essere stasera.
Ma se non esci mai questo salvatore che ti cambierà la vita quando potrai conoscerlo? – Ha insistito con lei la sua amica più cara. – Mica ti piovono in casa, gli uomini. Bisogna andargli incontro. Mettiti quel vestito nero che ti lascia la schiena nuda, truccati e fatti trovare pronta per le nove.
Cominciamo a parlare più per noia che per interesse. Si ritrovano all’improvviso vicini e soli, al tavolo degli alcolici, a gestire l’imbarazzo in cui il fratello di lui e l’amica più cara di lei li hanno lasciati, cominciando a chiacchierare di tutto e di niente come se si conoscessero da sempre,e poi allontanandosi, assicurando che sarebbero tornati immediatamente, giusto il tempo per cercare un tabaccaio aperto per comprare le sigarette – le abbiamo finite tutti e due, incredibile quanto dura poco un pacchetto quando sei in buona compagnia, allora ciao, eh, torniamo subito, ciao.
Cominciano a parlare, insomma. Lei sente un po’ di freddo, d’altronde ad aprile uno non sa mai come vestirsi, dice lui, già, sospira lei, già.
Un paio di minuti rotolano via in silenzio. Durano tantissimo.
-La mia ex moglie per quanto lo detestava, il freddo, solo a giugno toglieva il piumone dal letto.- Fa lui.
-Figurati, io non vedo l’ora di incontrare la persona giusta e trasferirci insieme alle Hawaii, dove ci sono quaranta gradi per tutto l’anno.
Rotolano via altri minuti, altri silenzi. Il fratello di lui e l’amica più cara di lei non tornano. Lei prova a chiamare sul cellulare l’amica. Risponde la segreteria telefonica. Lui prova a chiamare il fratello. Il cellulare squilla a vuoto.
- Maledizione, non ho nemmeno la macchina perché dopo la separazione l’ho lasciata a mia moglie: d’altronde era il regalo di nozze che ci avevano fatto i suoi.
- Io non ho neppure la patente…Sono all’antica, sai, e sogno un uomo che magari non arriverà su un cavallo bianco, certo, ma comunque sarà lui a voler, come dire, guidare, a guidarmi, ecco, via da questo schifo di vita qui.
Chiamano un taxi.
Fanno l’amore subito, a casa di lui. Nemmeno il tempo di spogliarsi.
Lei ha trent’anni, è stat per tre volte campionessa italiana di pattinaggio artistico, insegna danza moderna, ha le ossa lunghe, gli occhi larghi e chiari, un’incredibile somiglianza con Jean Seberg.
Obiettivamente lui non è mi stato a letto con un ragazza tanto attraente.
Lui ha quarantasette anni, due lauree e tre dottorati, ha insegnato Letteratura Italiana alla Columbia, vinto un Campiello con un romanzo che ha messo d’accordo pubblico e critica, collaborato come sceneggiatore con Fellini, c’è chi sostiene che a David Linch l’idea di Mullholand Drive sia venuta dopo una discussione con lui sul senso dell’amore, del tempo, dell’amore nel tempo, e dell’esistenza in generale.
Obiettivamente lei non ha mai conosciuto un uomo tanto interessante.
Fanno l’amore ancora, quella notte. E ancora.
Verso le sei del mattino sta per chiedergli di chiamare un taxi quando lui si offre di farlo.
- Non puoi neanche immaginare cosa mi è successo. –Esordisce l’amica più cara di lei, quando verso mezzogiorno le telefona. –Scusami e scusami per averti lasciata da sola, ma sai cosa vuol dire incontrare proprio la persona che non lo sapevi ma stava cercando te? Lo sai?
- Lo sai, mi mancava da un pezzo. –Si presenta da lui in Università il fratello. –E stanotte ho capito che cos’era: mi mancava di conoscere la persona che ho conosciuto stanotte. O meglio, Di riconoscerla. Perché non è che ci siamo solo conosciuti, capisci? Io e quella donna ci siamo riconosciuti.
Passano un paio di settimane. Nessuno dei due si fa vivo con l’altro o aspetta con trepidazione che l’altro lo faccia.
Si incontrano di nuovo a cena, che la più cara amica di lei e il fratello di lui organizzano per annunciare di vivere insieme.
- Fino a un mese fa la mia vita mi sembrava finita in un vicolo cieco, e ora…
- E ora se finiremo in un vicolo cieco, almeno lo faremo insieme!
Per tutto il corso della serata la nuova coppia non fa che sfoderare e sfoderarsi a vicenda un’incontenibile felicità.
Al termine della cena lui e lei si trovano di nuovo soli….

Prima Parte

lunedì 3 marzo 2008

Incipit



Fino al momento precedente a quello in cui cominciamo a scrivere, abbiamo a nostra disposizione il mondo (...) il mondo dato in blocco, senza né un prima né un poi, il mondo come memoria individuale e come potenzialità implicita (...). Ogni volta l'inizio è quel momento di distacco dalla molteplicità dei possibili: per il narratore è l'allontanare da sé la molteplicità delle storie possibili, in modo da isolare e rendere raccontabile la singola storia che ha deciso di raccontare"


A proposito dell'incipit il caro Calvino butta lì quattro parole. Fantastico.


L'incipit è l'avvio del raccontare, di qualsiasi componimento ed è un momento meraviglioso e non potrebbe essere diversamente. Pensiamo all'inzio di una qualsiasi attività, alla motivazione ed alla emozione che portiamo gettandoci a capofitto in una nuova avventura. La sensazione meravigliosa quando inizia una nuova storia d'amore.


Se l'incipit fosse…Gioia non era mai stata in una Biblioteca


Gioia faceva fatica a pronunciare correttamente il nome biblioteca. A volte le sembrava di non riuscire a pensare in maniera compiuta "B I B L I O T E C A". Pronunciare quel nome sembrava essere la prima grande sfida di questa giornata. Quel battere doppio le labbra per poi concentrarsi sulla lingua per farla appoggiare al palato. Proseguire per la lettera O e senza neppure accorgersene chiudere la pronuncia. BIBLIOTECA.


La seconda grande sfida di oggi sarebbe stata quella di varcare la soglia della biblioteca di Frittole. Le enormi porte che riflettevano infuocate il sole, sembravano ancora più grandi. Il tempio della conoscenza che giaceva davanti a lei, sembrava lasciar presagire che oltre la soglia il grande scibile umano giaceva pronto per essere consultato. L'emozione di varcare le porte di vetro le chiudeva lo stomaco. Era una sensazione che si riservava solo per le grandi occasioni, le cerimonie importanti…le prime volte della vita.


Gioia fece un lungo respiro e dentro di se trovò la forza per andare oltre. Un attimo dopo era nuovamente ferma, anche se all'interno questa volta. La forma contemplativa, sembrava oggi, essersi impossessata di lei. Il silenzio rispettoso di quel luogo sacro la investì in pieno. Si senti come al cospetto di una grande ed invisibile divinità. Fu meravigliata della grande pace e compostezza con cui l'ambiente si rivelava secondo dopo secondo. Diritto a lei si presentavano alle estremità del suo campo visivo due colonne. Oltre queste, sulla sinistra, un enorme bancone dominava l'accesso.


Una signora con occhiali tondi e la pettinatura a cipollotto, doveva essere il direttore di quella "orchestra". Tutte le persone sembravano muoversi al suono di una musica, al il ritmo di un'aria per violoncelli. La severità era il tratto che contraddistingueva primariamente la signora, che in qualche modo le ricordava Therese.


Come se i pensieri e gli sguardi di Gioia attirassero attenzione, la signora alzò la testa in direzione di Gioia e inforcando gli occhiali disse : " Ciao Gioia, ti stavo proprio aspettando…"