lunedì 24 marzo 2008

La mia ex moglie...il mio futuro marito


La contabilità della vita non si tiene come la contabilità di una società. 
In una società s.r.l. o s.a.s o qual si voglia si fa tutto con un bilancio. 
A consuntivo, preventivo o giornaliero. Tutto è abbastanza semplice, la somma delle singole poste dà il risultato. Quando il risultato coincide con la somma algebrica di quello che c’è “sopra” allora il gioco è fatto. Il mio problema è che la somma delle mie poste non da me. Forse mi mancano delle poste o non sono bravo con le somme algebriche, sta di fatto che io con questo risultato non mi riconosco. È come se il risultato (me), non corrispondesse agli elementi (la mia vita) da sommare. Giusto che i conti non tornino? Oppure sarebbe giusto il contrario? Difficile da dire con certezza. Difficile è definire il “giusto” come lo è definire il “normale”. La vita con le sue contraddizioni e incertezze va vissuta in modo moderato. Senza prenderla troppo sul serio e strizzando l’occhio al fato.
A fagiuolo riporto la prima parte di un brano che oltre ad essere ben scritto lascia spazio ai commenti più ampi.
Aspetto giudizi e varie ed eventuali….

Il titolo è :” La mia ex moglie…il mio futuro marito…

Si incontrano a una festa, dove tutti e due sono stati trascinati.
Va bene che l’elaborazione ha bisogno dei suoi tempi.. – Ha insistito con lui il fratello – Ma a un certo punto quei tempi dobbiamo essere noi ad affrettarli Lo so che dev’essere terribile, perfino io non riesco a farmene una ragione, stavate insieme dal liceo tu e Laura, era come una sorella per me. Con il suo maestro di rebirthing… Impossibile, me ne rendo conto. Ma ormai sono passati due anni. La vita continua. E il momento di darle una spinta può essere stasera.
Ma se non esci mai questo salvatore che ti cambierà la vita quando potrai conoscerlo? – Ha insistito con lei la sua amica più cara. – Mica ti piovono in casa, gli uomini. Bisogna andargli incontro. Mettiti quel vestito nero che ti lascia la schiena nuda, truccati e fatti trovare pronta per le nove.
Cominciamo a parlare più per noia che per interesse. Si ritrovano all’improvviso vicini e soli, al tavolo degli alcolici, a gestire l’imbarazzo in cui il fratello di lui e l’amica più cara di lei li hanno lasciati, cominciando a chiacchierare di tutto e di niente come se si conoscessero da sempre,e poi allontanandosi, assicurando che sarebbero tornati immediatamente, giusto il tempo per cercare un tabaccaio aperto per comprare le sigarette – le abbiamo finite tutti e due, incredibile quanto dura poco un pacchetto quando sei in buona compagnia, allora ciao, eh, torniamo subito, ciao.
Cominciano a parlare, insomma. Lei sente un po’ di freddo, d’altronde ad aprile uno non sa mai come vestirsi, dice lui, già, sospira lei, già.
Un paio di minuti rotolano via in silenzio. Durano tantissimo.
-La mia ex moglie per quanto lo detestava, il freddo, solo a giugno toglieva il piumone dal letto.- Fa lui.
-Figurati, io non vedo l’ora di incontrare la persona giusta e trasferirci insieme alle Hawaii, dove ci sono quaranta gradi per tutto l’anno.
Rotolano via altri minuti, altri silenzi. Il fratello di lui e l’amica più cara di lei non tornano. Lei prova a chiamare sul cellulare l’amica. Risponde la segreteria telefonica. Lui prova a chiamare il fratello. Il cellulare squilla a vuoto.
- Maledizione, non ho nemmeno la macchina perché dopo la separazione l’ho lasciata a mia moglie: d’altronde era il regalo di nozze che ci avevano fatto i suoi.
- Io non ho neppure la patente…Sono all’antica, sai, e sogno un uomo che magari non arriverà su un cavallo bianco, certo, ma comunque sarà lui a voler, come dire, guidare, a guidarmi, ecco, via da questo schifo di vita qui.
Chiamano un taxi.
Fanno l’amore subito, a casa di lui. Nemmeno il tempo di spogliarsi.
Lei ha trent’anni, è stat per tre volte campionessa italiana di pattinaggio artistico, insegna danza moderna, ha le ossa lunghe, gli occhi larghi e chiari, un’incredibile somiglianza con Jean Seberg.
Obiettivamente lui non è mi stato a letto con un ragazza tanto attraente.
Lui ha quarantasette anni, due lauree e tre dottorati, ha insegnato Letteratura Italiana alla Columbia, vinto un Campiello con un romanzo che ha messo d’accordo pubblico e critica, collaborato come sceneggiatore con Fellini, c’è chi sostiene che a David Linch l’idea di Mullholand Drive sia venuta dopo una discussione con lui sul senso dell’amore, del tempo, dell’amore nel tempo, e dell’esistenza in generale.
Obiettivamente lei non ha mai conosciuto un uomo tanto interessante.
Fanno l’amore ancora, quella notte. E ancora.
Verso le sei del mattino sta per chiedergli di chiamare un taxi quando lui si offre di farlo.
- Non puoi neanche immaginare cosa mi è successo. –Esordisce l’amica più cara di lei, quando verso mezzogiorno le telefona. –Scusami e scusami per averti lasciata da sola, ma sai cosa vuol dire incontrare proprio la persona che non lo sapevi ma stava cercando te? Lo sai?
- Lo sai, mi mancava da un pezzo. –Si presenta da lui in Università il fratello. –E stanotte ho capito che cos’era: mi mancava di conoscere la persona che ho conosciuto stanotte. O meglio, Di riconoscerla. Perché non è che ci siamo solo conosciuti, capisci? Io e quella donna ci siamo riconosciuti.
Passano un paio di settimane. Nessuno dei due si fa vivo con l’altro o aspetta con trepidazione che l’altro lo faccia.
Si incontrano di nuovo a cena, che la più cara amica di lei e il fratello di lui organizzano per annunciare di vivere insieme.
- Fino a un mese fa la mia vita mi sembrava finita in un vicolo cieco, e ora…
- E ora se finiremo in un vicolo cieco, almeno lo faremo insieme!
Per tutto il corso della serata la nuova coppia non fa che sfoderare e sfoderarsi a vicenda un’incontenibile felicità.
Al termine della cena lui e lei si trovano di nuovo soli….

Prima Parte

1 commento:

Arthur ha detto...

Bello. L'hai scritto tu? L'unica cosa che mi pare un pò forzata è la carriera accademica di lui, ma del resto è una scelta dello scrittore.