Il cane non ha una visione d'insieme; e neanche il senso del vero o il senso del falso e neanche la memoria storica. Del resto lo diceva Nietzsche.
Il filosofo Nietzsche racconta che una volta l'uomo ha chiesto al cane: ma perché invece di star lì inutilmente a guardarmi non mi parli della tua felicità? e il cane avrebbe voluto rispondere: perché mi io dimentico subito tutto, compreso quelloche volevo dire un attimo fa.
Ma si è subito dimenticato anche questa possibile risposta, e così non ha detto niente.
Nietzsche si riferiva in generale agli animali, ma più di tutti al cane perché i migliori filosofi han sempre dietro un cane come strumento di lavoro per l'indagine teoretica ed anziè grazie a quel cane che i filosofi teoretici a un certo punto han capito che era inutile insistere con la speculazione metafisica, e così è nata la cosiddetta filosofia analitica che in parole povere dice che se per strada riconosciamo un cane è inutile chiederci perché quello lì è un cane. E proprio grazie a quel cane è stata inventata la teoria della corrispondenza che è un modo per definire la verità per cui se tu chiami cane un cane, vuol dire che quello lì bisogna che sia un cane per forza, nella sua essenza ontologica, e alla fine è arrivato Umberto Eco a chiudere il ragionamento sul cane e a dire che si tratta di un tipico caso di designazione rigida.
Se il cane avesse memoria storica o visione d'insieme non sarebbe il miglior amico dell'uomo, anche se la leggenda del cane amico dell'uomo risente di cosiddetti modelli retrivi, categorie linguistico-empiriche inventate apposta per definire un legame accidentale replicato nel temposenza ponderazione o elaborazione critica, da parte del cane; magari poi nel corso dei secoli dei secoli questa categoria retriva della cosiddetta amicizia con l'uomo è entrata nella memoria genetica del cane, ma non è vera amicizia come la intendeva ad esempio Cicerone nel de amicitia o Dante Alighieri nelle rime.
Fatta questa premessa non ci sarebbero altre cose da dire sul cane, tranne che il cane è un essere che tende all'incolore, dal punto di vista della sua essenza fisica ma soprattutto dal punto di vista intellettuale, specie quando corre, tanto è vero che per dire che uno ha indosso un vestito scolorito in dialetto si dice che ha su un vestito color cane che scappa, il che di riflesso rende la giusta misura dell'indole acritica e agnostica e anche apolitica del cane, soprattutto nel suo momento dinamico, rispetto al cosiddetto senso della vita. E quando il cane scappa, novanta su cento scappa dall'uomo, il che significa che non è poi tanto amico dell'uomo, il cane.
Fatta questa premessa non ci sarebbero altre cose da dire sul cane, tranne che il cane quando ha sete e si trova per caso vicino ad una pozzanghera beve direttamente dalla pozzanghera, o se gli scappa da cagare e si trova vicino poniamo a un ministero o a una stele patriottica o alla sede di una ausl, caga direttamente davanti al ministero o alla stele o alla asl e se arriva un carabiniere o uncorazziere o un sanitario a cacciarlo via lui scappa repentinamente lasciando visivamente quella sciadal colore tipico indefinibile che ha suggerito la nota espressione vernacolare. Questa cosa appena detta, quella del cane che beve dalla pozzanghera ma forse anche quella del cane che caga, ha ispirato la filosofia cinica, il che di riflesso rende la giusta misura di quanto il cane sia per suanatura cinico a partire almeno dal quarto secolo avanti cristo.
Se non fosse cinico non sarebbeamico dell'uomo il cane. Fatta questa premessa non ci sarebbero altre cose da dire sul cane, se non che l'idea dell'accalappiamento dei cani, trasfusa nell'ispirazione creativa letteraria, mi sembra un bel punto dipartenza. Perché da che mondo è mondo la letteratura non si è mai messa seriamente dalla parte delcane, inteso il cane nel suo significato più arcano.
Perché il cane, come si diceva all'inizio di questa mesta disamina, non ha visione d'insieme e neanche la memoria storica e quindi non harappresentazione panoramica. Da che mondo è mondo invece la letteratura vuole collocarsi inposizione panoramica, cioè al di sopra delle cose, e gli autori della letteratura mondiale si collocano il più possibile al di sopra delle cose e dicono che stando collocati al di sopra delle cose le cosestesse si percepiscono meglio, e solo con una visione panoramica, dicono sempre gli autori, sicapisce quanto sia piccolo questo nostro mondo apparentemente travagliato e quanto irrisorie siano le vicende umane, comprese le epidemie e le guerre e le catastrofi ecologiche e le crisi economiche;e anche gli studiosi e gli scienziati si sono sempre collocati in posizione distante e panoramica ecosì sono nate le rivoluzioni copernicane. E anche i politici a un certo momento si sono collocatisuper partes che se oggi un onorevole dichiara di essere super partes ne arriva un altro a dichiarareche lo è di più, e poi un terzo a dichiarare che lui si colloca al centro, equidistante e al di sopra diquelle due parti di prima che credevano di essere già super partes loro, e così via. E in questa espansione incontrollata verso l'alto e verso l'epicentro cosmico, da parte degli esponenti dellaletteratura, della scienza, della politica e di tutti gli altri settori dell'umana esperienza, nessuno vuole rimanere indietro, cioè più in basso o in periferia, perché oltre a far la figura del bigolo perché non è super partes corre il rischio dell'emarginazione che, dice Crepet, è l'anticamera della malattiapsichiatrica, e così si sperimentano le terapie riabilitative su base comunitaria dove si cerca diguardare se stessi fuori dalla lente deformante di se stessi medesimi e insomma al di sopra delproprio io e delle parti che lo compongono eccetera eccetera.
C'è rimasto solo il cane, giù in basso, nel punto periferico da dove son partiti tutti, milioni di secoli fa, e dietro di lui ogni tanto un accalappiacani che lo prende e lo porta al canile. Perché il cane lecose le vede solo dal basso talmente dal basso da raggiungere la giusta distanza panoramica alcontrario dalle cose stesse, e quindi vedere dal suo piano cosiddetto calpestabile quello che invececon osservazione panoramica non vedi dall'alto. E intanto che tutti si dan da fare a collocarsi soprale parti, con altre parti che si elevano panoramiche a formare nuove parti imparziali al di sopra delleprecedenti, in una progressione infinita verso un illusorio apogeo, il cane continua empiricamente abere l'acqua delle pozzanghere, cagare davanti ai ministeri ai militi ignoti e alle ausl e nessuncarabiniere o corazziere o sanitario lo caccia più via che son tutti presi anche loro, i carabinieri e i corazzieri e i sanitari, a collocarsi in posizione panoramica verso l'illusorio apogeo, da non vederloneanche più, il cane.
E allora ad esempio sarebbe bello poniamo che mentre dei candidati a delle elezioni politiche fannodei discorsi equanimi o degli sfoghi dialettici panoramici, dentro gli studi televisivi neutrali con il telespettatore che si colloca anche lui in posizione critica neutrale, e il cameramen che inquadra panoramicamente i candidati con equidistanza ed equanimità e il moderatore che dichiara alpubblico che lui è super partes, sarebbe bello che capitasse lì un cane a fiutar per terra fin sotto ilbanco a studiar le scarpe e i calzini o rugare col muso rugiadoso nelle patte dei candidati premiers emagari gli venisse anche lo stimolo arcano estemporaneo di pisciare contro il tavolo o di leccare uncablaggio scoperto e prender la scossa da scappare via velocissimo nella scia incolore tipica del cane in fuga. Non so se questa cosa potrebbe interessare un pubblico critico o un elettoratoequanime, questa cosa del cane, o influire sui sondaggi o condizionare gli indecisi, o dare unacosiddetta scossa al paese, son tutti aspetti periferici dell'universo del cane, che è agnostico acriticocinico e apolitico. Ma di sicuro sarebbe una bella ispirazione, da tradurre dentro una letteratura conla visuale al contrario, la panoramica dal basso, al di sotto delle parti, col cane che scappa e l'uomoche gli corre dietro per accalappiarlo, tutti e due acritici e apolitici senza la visione d'insieme e ilsenso del vero e del falso e il senso della memoria. Uguali precisi al cane che diceva Nietzsche.
7 commenti:
Grazie Alessandro
"...Ci si sbaglierà raramente, attribuendo le azioni estreme alla vanità, quelle mediocri all'abitudine e quelle meschine alla paura..."
Nietzsche
...ottime parole, peccato che però non riveli il tuo profilo...vai contro la filosofia del mio blog e della community che fa crescere internet...
...tu conosci il mio profilo.....
...Livia...non ti riconosco..ma un nome mi fa già stare meglio...grazie per la tua attenzione...
...sono sicura che ti verrà in mente chi è 'livia...il tuo blog è davvero un'ottima creazione creativa...
..la notte porta consiglio...le idee decantano e tutto diventa più chiaro!! Grazie Livia...sono contento tu apprezzi...e spero tu continui a passare da queste parti...
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